Dal 2022 traffico limitato sui passi delle Dolomiti: bene per inquinamento atmosferico ed acustico, ma la biodiversità resta Cenerentola?

Il problema del traffico veicolare sui passi dolotimici è annoso, e di difficile soluzione. Dal 2022 è prevista l’imposizione del traffico limitato sui passi delle Dolomiti volta – sembra di capire – alla riduzione dell’inquinamento atmosferico ed acustico; in questo approfondimento ci si chiede se la tutela della biodiversità avrà un ruolo, oppure resterà – come spesso accade – la solita Cenerentola.

É bene ricordarlo già in premessa: le montagne delle Dolomiti sono state riconosciute dall’UNESCO nel 2009 quali sito naturale Patrimonio Mondiale.

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Passo Pordoi in inverno (foto da kai_schmerer)

Da allora, visto il crescente interesse turistico, oltre a subire le conseguenze dei cambiamenti climatici indotti su larga scala dall’uomo devono sempre più fare i conti con l’inquinamento atmosferico ed acustico derivante dai motori endotermici; senza considerare l’impatto visivo – dunque paesaggistico – costituito dalle ampie superfici di alta quota adibite a sosta temporanea dei mezzi. Non è ben chiaro inoltre, se tra le incidenze provocate dagli elevatissimi flussi di traffico vi sia anche l’eventuale sottrazione di habitat faunistico a carico di specie di alta montagna.

Sì, perché entrando in un sito naturale UNESCO ci si aspetterebbe di trovare un ambiente quanto più integro possibile, dove la Natura è lasciata libera di esibire – all’umanità, presente e futura – tutta la sua magnificienza. Di più: il versante sud-orientale del gruppo del Sella è anche interessato dalla presenza dell’omonimo Sito Natura 2000. Cioè a dire: anche secondo le direttive UE in tema di conservazione della natura, porzioni di questo sito naturale sono meritevoli di salvaguardia (in particolare le componenti biotiche che lo popolano).

Ed invece la realtà appare ben diversa, con transiti di auto al Passo Gardena che in determinati momenti dell’anno arrivano a superare le 400 unità in un’ora! (fonte: EURAC1)

Ora, non si può dire che le Istituzioni locali assistano impassabili a questo depauperamento. Qualche anno fa infatti (era il biennio 2017-2018), le Province Autonome di Trento e Bolzano avevano intrapreso coraggiose iniziative atte a limitare gli impatti ambientali causati dalla forte presenza di veicoli a motore a combustione interna, le quali avrebbero potuto delineare anche un modello innovativo di mobilità su strada in grado a sua volta, nel tempo, di variare quali-quantitativamente i flussi turistici gravitanti sul territorio. Dette iniziative – tra l’altro supportate dal Tribunale Amministrativo regionale con sentenza n. 54 del 6 marzo 2018 – consistevano essenzialmente nell’imporre limitazioni al traffico, ovvero chiudere completamente, durante alcune giornate dell’anno, uno o più valichi dolomitici ai motori.

Indubbiamente un approccio molto ambizioso e lungimirante, convintamente sostenuto e promosso anche da figure di spicco provenienti dal mondo della montagna altoatesina, come il noto albergatore di Corvara Michil Costa ed il “re degli ottomila” Reinhold Messner, i quali di recente si sono in tal modo espressi: “al cliente bisogna spiegare cos’è la montagna, come oste ho questa missione” il primo, e di “passi chiusi, auto a valle e mobilità alternativa: solo così salviamo le nostre montagne” e “sarebbe possibile ritrovare il silenzio tra le montagne, lo stesso di cento anni fa” il secondo (citt. dal sito di Repubblica.it, qui le interviste).

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Sosta delle auto presso il lago di Braies (foto dell’autore)

L’esperimento delle due Province, probabilmente perfettibile ma impostato in modo genuino, pragmatico ed efficace, sembra però essere stato solo una parentesi. Infatti, a fronte di una situazione che nel triennio successivo ha di nuovo evidenziato – attraverso una forte pressione antropica in corrispondenza dei passi – la mancanza di rispetto del turismo di massa per la montagna, nell’estate di quest’anno è stato siglato un protocollo d’intesa fra le Province di Trento, Bolzano e Belluno, i cui obiettivi appaiono però molto più tiepidi di quelli originari. Nel documento, che dovrebbe andare a regime in 4 anni (ovvero da qui alle Olimpiadi Milano-Cortina del 2026), si parla infatti di: “prenotazione online” dell’accesso legata alla capienza dei parcheggi in quota, “georeferenziazione dei livelli di traffico” e “rafforzamento del trasporto pubblico locale”. Non si parla dunque di interdire, anche magari solo per fasce orarie ed effettuando un discrimine tra lavoratori e turisti, il transito ai veicoli a motore. E non si evince (stando almeno alle fonti di stampa) che il trasporto pubblico transitante ai valichi sarà completamente elettrificato. Cosa che in questo modo lascia spazio a dubbi circa l’effettiva riduzione delle emissioni. In sostanza, nel caso in cui si dovessero usare per il transito sui passi mezzi del trasporto pubblico a gasolio e necessitando a quel punto la frequenza delle corse un netto incremento al fine di soddisfare la domanda, si avrebbe una vera riduzione in termini di CO2 emessa oppure no?

C’è da sottolineare poi che le misure del protocollo sembrano essere basate sul rapporto curato da EURAC Research per la Fondazione Dolomiti UNESCO intitolato “I passi dolomitici. Analisi del traffico e dei suoi impatti e proposta di misure di gestione” (Scuttari, A., Bassani, R. (2015)1, scaricabile in fondo alla pagina), che fra gli impatti dovuti all’intenso traffico non annovera quelli potenziali a carico delle componenti biotiche dell’ecosistema d’alta quota.

Per cui benissimo considerare l’eventuale riduzione di emissioni gassose ed acustiche, ma un passo di montagna in teoria dovrebbe costituire l’habitat “anche” di specie faunistiche, magari di alto valore conservazionistico, oltre che l’habitat del turista di passaggio, che esso ci arrivi con la sua auto, o con l’autobus a gasolio.

Ma dovendosi probabilmente il protocollo – per essere attuabile – tramutare poi più concretamente in Piano/Programma per il traffico, dovrà anche essere sottoposto a valutazione ambientale strategica, e a quel punto sarà più chiaro il bilancio costi/benefici di un’iniziativa che – per il momento a parole – intende restituire, a quelle che hanno il vanto di essere montagne tra le più belle al mondo, il rispetto che si deve loro. E ci sembra interessante, soprattutto utile, chiudere questo approfondimento con una citazione del grande Mario Rigoni Stern concernente naturalmente la Montagna: “Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle; non per chi prevarica con il proprio ego la loro esistenza e armonia“.


1Scuttari, A., Bassani, R. (2015). I passi dolomitici. Analisi del traffico e dei suoi impatti e proposta di misure di gestione, Accademia Europea di Bolzano, report conclusivo di progetto.

Per scaricare la pubblicazione dal sito web della Fondazione Dolomiti UNESCO, clicca qui

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